Educazione Positiva

Il presupposto che orienta l’approccio dell’Educazione positiva è riconoscere a bambini, bambine, ragazzi e ragazze il diritto di essere protetti/e contro ogni forma di violenza, scegliendo, come adulti, di non utilizzare né giustificare in alcun caso qualsiasi tipo di azione che possa danneggiarli/e in qualche modo.

È un approccio all’insegnamento e alla genitorialità che permette il raggiungimento degli obiettivi del piano educativo e di sviluppo delle bambine e dei bambini nel reale e pieno rispetto dei loro diritti. Questo metodo permette di creare un ambiente positivo e di rispondere a tutte le questioni legate alla gestione delle dinamiche/situazioni conflittuali del vivere insieme (in ambiente scolastico e/o familiare) in modo costruttivo e senza fare ricorso ad azioni umilianti, degradanti o lesive.

Chi lavora direttamente con i e le minorenni deve impegnarsi a considerare sempre anche il loro punto di vista nelle questioni che li riguardano, spiegare loro le cose in maniera comprensibile e invitandoli/e sempre ad esprimere le loro opinioni. Deve inoltre favorire il positivo sviluppo emotivo dei e delle minorenni e insegnare loro ad interagire con le altre persone rispettando sempre i loro diritti. Le attività e gli stimoli proposti da questo approccio educativo permettono di avvicinarsi all’Educazione Positiva, valorizzando, oltre alle capacità professionali, anche le esperienze di vita, soprattutto quella legata all’infanzia di ognuno/a. Il modello dell’Educazione e della Genitorialità Positiva si fonda su due assi: i diritti delle bambine e dei bambini sanciti dalla Convenzione per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e i principi pedagogici fondanti un percorso educativo che mira alla costruzione dell’identità del bambino in quanto persona unica, irripetibile e al suo sviluppo psico-fisico in un’ottica di continuità educativa.

Per garantire un approccio sempre positivo nel processo educativo il modello dell’Educazione Positiva si fonda su quattro principi fondamentali:

  1. Individuare i propri obiettivi educativi di lungo termine. Nelle situazioni di stress e tensione è meglio concentrarsi su obiettivi a lungo termine piuttosto che su quelli a breve termine. Se ben gestite le situazioni di stress diventano opportunità per dare a bambini e bambine insegnamenti preziosi su quali modelli comportamentali mettere in atto. Come ad esempio comunicare con gentilezza anche in situazioni di tensione; gestire le situazioni conflittuali senza ricorrere alla violenza; tenere conto dei sentimenti degli altri;
  2. Far sentire il proprio sostegno e fornire punti di riferimento a bambini e bambine in ogni interazione con loro. La motivazione ad impegnarsi e ad apprendere aumenta se l’adulto sostiene il bambino o la bambina, lo/a rispetta e comprende. Dare sostegno vuol dire dare protezione fisica ed emotiva. In un’atmosfera di sostegno, il bambino si sente al sicuro anche se commette errori; si fida degli adulti di riferimento e diventa sempre più sicuro di sé, motivato ad impegnarsi;
  3. Comprendere cosa pensano e cosa provano i bambini e le bambine in diverse situazioni. Lo sviluppo di bambini, bambine e adolescenti è un processo in continua evoluzione. Proprio perché sono in continua evoluzione essi/e sono in grado di acquisire facilmente nuove informazioni e nuove capacità. Ogni forma di apprendimento si fonda su conoscenze pregresse e a sua volta diventa il presupposto per il futuro apprendimento. Per riuscire ad educare con successo un bambino o una bambina dovremmo quindi avere aspettative realistiche sulle sue capacità, proprie di ogni età; comprendere che potrebbe non avere l’esperienza o le informazioni necessarie per riuscire in quello che sta facendo e riflettere su cosa potremmo cambiare del nostro atteggiamento per aiutarlo ad apprendere;
  4. Assumere un approccio che mira alla risoluzione dei problemi piuttosto che un approccio punitivo. Un approccio positivo e costruttivo ai problemi offre la possibilità di trasformare situazioni critiche in preziose occasioni di crescita. Si realizza cercando di comprendere le motivazioni del comportamento, identificando la fase di sviluppo in cui si trova il bambino, la bambina o l’adolescente e le sue caratteristiche individuali.

Per approfondire questo approccio consulta “La Guida pratica alla Genitorialità Positiva”, sviluppata da Save the Children Italia e Joan Durrant.