Safeguarding e ambienti online
(Photo credits: Nadeem Abdelsamad/Save the Children)
I rischi degli ambienti digitali configurano note e inedite forme di vulnerabilità, violenza, e maltrattamento per bambini, bambine e adolescenti.
Tali vulnerabilità andrebbero lette alla luce di un continuum degli ambienti online-offline. Da un lato, tutti gli spazi frequentati da bambini e bambine sono caratterizzati da un’integrazione tra ambiente fisico e presenza di tecnologie digitali. Dall’altro, le loro esperienze (anche dei più piccoli) sono caratterizzate da uno stretto nesso tra vita “offline” e vita “online”, si pensi ad esempio alle dinamiche relazionali e alle modalità di comunicazione, quasi imprescindibili dall’uso delle tecnologie. Questa continuità ci chiede di pensare alle tecnologie e agli ambienti digitali (sempre in cambiamento) con la stessa attenzione in termini di sistemi di tutela che riserviamo ai luoghi fisici, pensando a misure di valutazione e mitigazione dei rischi ma anche a misure di prevenzione, riconoscimento, gestione, segnalazione, monitoraggio dei rischi online. Un sistema di tutela deve dunque applicarsi anche all'uso delle tecnologie digitali da parte del personale e di tutte le figure adulte preposte alla relazione con bambini/e, ma anche ai beneficiari/beneficiarie di un progetto o di un servizio, sia per le tecnologie presenti fisicamente nello spazio di un servizio, sia per gli ambienti frequentati o con cui si entra in contatto.
Secondo l’OECD (2021), è possibile descrivere quattro principali categorie di rischi online. Rischi da: contatti (es. contatti con sconosciuti in fasce d’età molto basse, rischio di adescamento online); contenuti (es. esposizione a contenuti violenti e/o a contenuti sessuali inadeguati all’età); comportamenti (es. cyberbullismo); consumo (es. esposizione a forme di pubblicità nascoste e manipolatorie. L'ambiente digitale è altamente commercializzato e caratterizzato da iper-connettività e datificazione). I rischi trasversali che si ripercuotono su queste quattro categorie e che possono avere un impatto di ampia portata sono: i) rischi per la privacy; ii) rischi relativi alla tecnologia avanzata e iii) rischi per la salute e il benessere. OECD, "Children in the digital environment: Revised typology of risks", OECD Digital Economy Papers, No. 302, OECD Publishing, Paris, 2021 https://doi.org/10.1787/9b8f222e-en).
Le organizzazioni che utilizzano dispositivi e tecnologie digitali, i social media e piattaforme online dovrebbero dunque avere una policy anche sulla sicurezza online, oltre che sulla protezione dei dati personali e sulla privacy. Comportamenti, contenuti e usi progettuali delle tecnologie pongono domande e nuovi modi di rispondere; per una valutazione del rischio e per le strategie di mitigazione è utile focalizzare l’attenzione su due ambiti in particolare: l’ambito relativo alla sicurezza informatica dei dispostivi tecnologici e digitali presenti nel luogo per i/le beneficiari/e (IT security) e l’ambito della sicurezza in senso più ampio (la tutela online) che ha a che fare con i comportamenti, i contenuti e gli usi progettuali delle tecnologie digitali, ma anche la possibilità di riconoscere, rilevare e gestire i possibili rischi connessi. Sono ambiti e correlati ed entrambi andrebbero presi in considerazione per luoghi più sicuri, anche online.
Secondo quest’ ottica una policy di safeguarding dovrebbe riguardare:
- l’utilizzo di Internet e delle tecnologie digitali;
- l’utilizzo dei social media e delle piattaforme digitali;
- la conoscenza dei rischi online e “onlife”;
- una matrice del rischio che consenta di prevenirli, riconoscerli, mitigarne gli effetti;
- procedure specifiche per l’emersione, rilevazione e gestione di tali rischi specifici.
Questo può includere ad esempio l’uso di impostazioni di privacy e di filtri, l’apprendimento di come riconoscere e segnalare comportamenti inappropriati, l’essere a conoscenza dei rischi associati a determinate attività online o anche gestire ad esempio episodi di conflittualità online. Analogamente, i codici di condotta definiti in una policy di tutela dovrebbero riguardare anche i comportamenti online, definendo gli standard comportamentali di adulti si relazionano online con bambini, bambine e adolescenti, come ad esempio il non utilizzo di account personali, l’attivazione di impostazioni di privacy sugli account utilizzati per interagire con bambini e bambine o garantire che tutte le comunicazioni siano pertinenti. È infine importante monitorare e restare in ascolto di ragazzi e ragazze e delle loro esperienze online: le tecnologie digitali cambiano rapidamente, e gli usi innovativi spesso danno luogo a situazioni nuovi ed emergenti ed è necessario mantenere l’impegno di un Sistema di Tutela nel ridurre al minimo i rischi evitabili in un panorama digitale in rapida evoluzione, tendendo sempre a mente che l'accesso a un dispositivo non implica che bambini, bambine adolescenti e adulti di riferimento abbiano sempre le relative necessarie competenze digitali per farne un uso responsabile e positivo. Rischi e forme di violenza online sono ostacoli alla possibilità di cogliere appieno le opportunità offerte dagli ambienti digitali, con ricadute negative anche nel modo di fruire gli ambienti digitali stessi da parte di bambini, bambine e adolescenti, compresa l’esclusione o l’autoesclusione, andando così a ledere i loro diritti di protezione e di partecipazione anche online.